Turismo enogastronomico: un asso da giocare nel poker della nuova normalità
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Turismo enogastronomico: un asso da giocare nel poker della nuova normalità

Sostenibilità e riscoperta dei territori in chiave enogastronomica si incontrano nei nuovi trend post-pandemia all’insegna del turismo nella natura e all’aria aperta.

La pandemia ha cambiato l’approccio ai viaggi, spostando il focus sulla prossimità, la sicurezza e le vacanze nella natura e all’aria aperta. Come si sta riflettendo tutto questo sul turismo enogastronomico? Per saperne di più, la redazione di BIT 2022 lo ha chiesto a una delle massime esperte italiane del settore: Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, Amministratore Delegato di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo e Consigliera del Ministro del Turismo per il Turismo Enogastronomico.

 

 

Il turista ricerca esperienze sempre più coinvolgenti e innovative

 

“Certamente la pandemia ha cambiato le priorità e le esigenze del turista. Oggi è più attivo ed esigente, non si accontenta delle tradizionali proposte, ma ricerca esperienze sempre più coinvolgenti e innovative, all’insegna della sostenibilità”, spiega Garibaldi. “Ecco che anche il viaggio enogastronomico diventa occasione per essere più green: trekking tra vigneti, uliveti, frutteti… passeggiate e tour in bicicletta o in e-bike, yoga in questi magnifici spazi aperti.  L’interesse dei turisti italiani verso queste pratiche di escursionismo è aumentato del 10% rispetto al 2018, a conferma di una crescente rilevanza del binomio gusto-natura”.

 

“Il nostro Paese è la meta ideale, grazie alla sua ricchezza enogastronomica, che si manifesta non solo nei prodotti, ma anche nelle culture e nei paesaggi. La pandemia ha fatto riscoprire aree meno note al grande pubblico, facendo al contempo emergere un tema di grande importanza. Come favorire la scoperta? Luoghi quali gli hub enogastronomici diventano una possibile soluzione, con il 60% degli Italiani che gradirebbe trovarne nella meta visitata. Non solo per avere informazioni e prenotare le esperienze in loco, ma anche per vivere esperienze: il 66% vorrebbe svolgervi degustazioni, il 56% fruire di percorsi multimediali e il 55% partecipare a laboratori e corsi di cucina”.

 

“Questo desiderio di vivere gli spazi aperti e le aree meno affollate ben si confà con l’esigenza di sentirsi sicuri – aggiunge l’AD di ENIT –. L’edizione del Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2021 aveva evidenziato come in media 7 Italiani su 10 ritengono importante l’adozione di norme e misure ad hoc. Oltre a quelle già note, visite e degustazioni all’aria aperta, tour in piccoli gruppi sono fra gli elementi ritenuti essenziali per chi partecipa a esperienze a tema enogastronomico”.

 

 

Gusto e benessere, ma non solo: approccio green e responsabilità sociale sono centrali nelle scelte

 

La “nuova normalità”, inoltre, sta facendo emergere nuove tipologie di percorsi e di esperienze enogastronomiche. “Oltre al binomio gusto e benessere, tra i desiderata del turista stanno acquisendo una sempre maggiore centralità esperienze che si connotano sia per un approccio green, sia per l’essere responsabili socialmente.  Questo secondo aspetto della sostenibilità, in generale meno attenzionato, è particolarmente apprezzato con il 71% dei turisti italiani che si dichiara più propenso a visitare un’azienda di produzione se questa ha in essere progetti di sostegno alla comunità locale. Anche il tema dell’olio sta ricevendo un crescente interesse e, grazie alla recente approvazione delle linee guida nazionali, vedrà arricchirsi di proposte sempre più innovative e creative. Forte è l’interesse verso un’esperienza più completa, con il 70% dei turisti italiani che vorrebbe degustare l’olio in abbinamento a prodotti e cibi del luogo e il 67% vorrebbe vedere il processo produttivo. E coinvolgente: il 54% gradirebbe conoscere la storia e gli aneddoti dell’azienda e del territorio attraverso l’incontro con il proprietario del frantoio, il 52% partecipare alla raccolta delle olive, il 44% svolgere attività artistiche negli uliveti”.

 

Rimane da capire come sta cambiando il turista enogastronomico, con quali cambiamenti nelle caratteristiche demografiche, nelle esigenze o nei desiderata. “Il turista enogastronomico è sempre più attivo, esigente e innovativo”, conclude la professoressa Garibaldi. “Cerca luoghi caratterizzati da bellezza e integrità, ricerca cultura e tradizioni (enogastronomiche e non), senza mai dimenticare la qualità e la sostenibilità. L’esperienza enogastronomica viene spesso abbinata ad attività culturali e ricreative, dove la visita si interconnette a un senso di appartenenza, alla volontà di vivere la comunità e il territorio.

 

Vuole sentirsi più coinvolto, per esempio trascorrendo una giornata con i produttori locali: il 66% dei turisti italiani sarebbe più propenso a visitare le aziende di produzione se disponibili queste opportunità, dalla vendemmia collettiva alla semina, potatura, mungitura.

 

Parimenti ricerca modalità sempre più green di vacanza: non solo trekking e tour in bicicletta a tema enogastronomico, ma anche la possibilità di utilizzare trasporti eco-sostenibili.

 

Desidera, inoltre, essere stuzzicato, divertirsi, mettersi alla prova. Ecco che attività come caccia al tesoro, escape room e gaming all’interno delle aziende di produzione, alla scoperta dei prodotti locali sono particolarmente apprezzate”.

 

In questo quadro, una manifestazione internazionale come BIT può diventare una vetrina della ricchezza enogastronomica del nostro Paese, accrescerne la visibilità e la varietà dell’offerta, enfatizzando lo stretto legame con la cultura, le identità e i paesaggi.